Il discusso decreto anti-rave sarà modificata nella sua conversione in Parlamento: sarà circoscritta la fattispecie e riviste le pene.
Il primo decreto del governo Meloni anti-raduni sarà cambiata nella conversione in Parlamento. Il decreto legge ha 60 giorni di tempo per essere convertita in legge dal Parlamento. Le polemiche scatenate in questi giorni per la sua vaghezza e il rischio di applicazione generalizzato dalle occupazioni scolastiche alle manifestazioni di protesta hanno mosso il governo verso questa direzione. In prima battuta verrà chiarita e specificata la fattispecie di riferimento, in modo da non creare dubbi interpretativi.
Un’altra revisione che sarà fatta alla legge riguarda la pena. Per evitare le intercettazioni telefoniche previste per reati gravi di mafia e terrorismo e non applicabile a giovani, si abbasserà la pena massima da 6 a 4 anni. Le due questioni importanti su cui la maggioranza stessa vuole intervenire sono le intercettazioni e l’eccessiva genericità della norma per definire «l’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati».
Maggioranza e opposizioni modificheranno il testo di legge
In merito a questo decreto è intervenuto anche il viceministro Francesco Paolo Sisto di Forza Italia che ha chiarito che bisogna «tipizzare la fattispecie» dei rave-party da punire, «per evitare che quella appena approvata da norma di garanzia si trasformi in norma di polizia; non si può “ravizzare” ogni tipo di raduno o manifestazione». E allora, «siccome l’intenzione è di colpire situazioni in cui il largo uso di sostanze stupefacenti crea pericoli concreti per l’ordine e la salute pubblica», sarebbe il consumo di droghe di questi eventi a definire il reato.
Dello stesso parere il vicepresidente della Camera Mulé che promette emendamenti in Parlamento. Secondo Mulè il problema «è la discrezionalità: la storia di questo Paese insegna che dove viene lasciata eccessiva discrezionalità al pm, questo può diventare un abuso. Quindi è giusto è mettere dei paletti.” Oltre a Forza Italia anche il ministro della Giustizia Nordio apre a modifiche relative soprattutto alle due criticità maggiori. Apre a modifiche anche il vicepresidente della Camera FdI Rampelli.
“E’ una norma che rivendico e di cui ne vado fiera” ha scritto ieri la premier che promette che l’Italia non sarà più maglia nera in sicurezza. “Le strumentalizzazioni sul diritto a manifestare lasciano il tempo che trovano, ma vorrei rassicurare i cittadini che non negheremo a nessuno di esprimere il dissenso” scrive su Facebook la premier dopo la polemiche alzate dalle opposizioni e non solo.